June 28, 2024
Sono passati tre anni da quando ho scritto il blog post "Feeling Like an Impostor in your own Sexuality", ma onestamente sembra passata una vita.
Alcune cose sono rimaste uguali: mi identifico ancora come pansessuale, anche se ora a volte dico “bi” e uso la bandiera bi, perché i confini tra i due orientamenti sono molto sfumati e a volte inesistenti: molte persone bi sono attratte da più di un genere (non necessariamente due, e non necessariamente uomini e donne), quindi è un'etichetta che si applica anche alla mia esperienza.
Ho acquisito molta più sicurezza nel mio essere queer, sicurezza che inizialmente pensavo fosse ostacolata dalla mia relazione “apparentemente etero” e dal mio stile stereotipicamente femminile, ma che in realtà era fortemente minata da una bi-pan fobia interiorizzata.
Qualche anno fa, giustamente, ho raccontato di come i privilegi che derivavano dalla mia relazione straight-passing (apparentemente etero) mi fossero costati la relazione con il mio orientamento sessuale. Ecco, invece oggi voglio elencare un'altra conseguenza negativa della mia relazione straight-passing che non avevo tenuto in considerazione allora: la cancellazione della mia identità come persona queer.
Finchè io mi definisco tale, rimango pansessuale indipendentemente dalla relazione in cui sono. E sebbene avere una relazione “apparentemente etero” significa che non sarò discriminata mentre sono con il mio partner, significa anche che la società (e le persone che la compongono) prenderà meno sul serio il mio orientamento sessuale a causa di ciò, il che a sua volta la indebolirà ai miei occhi. Ed è così che la bi-panfobia interiorizzata diventa un fantasma con cui moltə di noi si trovano a combattere ogni giorno.
Questo tipo di cancellazione è una forma di discriminazione specifica della comunità bi-pan, che è meno rappresentata e meno accettata di quella gay, o anche di quella saffica. Purtroppo non è cambiato molto da quando Phoebe Buffay cantava “A volte gli uomini amano le donne, a volte gli uomini amano gli uomini, e poi ci sono i bisessuali… anche se alcuni dicono che si prendono in giro da soli” (questa è una traduzione letterale, non allego la traduzione fatta daə doppiatorə italianə che è ancora peggio). Troppe persone vedono il mio essere pan come "non hai trovato l'uomo giusto" o "è solo il passo prima di definirti lesbica".
Ora, è possibile che le persone che si identificano come bi/pan, in seguito si identifichino come saffichə o gay? Certo. Ed è anche possibile che, a quel punto, si rendano conto di non essere mai statə bi/pan, perché può capitare di non essere sicurə della propria sessualità. O invece è possibile che fossero effettivamente bi/pan e che poi le cose siano cambiate, perché la sessualità, proprio come il genere, può essere fluida. Resta il fatto che adesso, e finché mi definirò tale, sono pan. E così vale per chiunque altrə, perché l’autodeterminazione è l’unica cosa che conta.
Ci sono stati alcuni cambiamenti oggettivi nella mia vita in questi anni, quindi entriamo nel merito. Prima di tutto non ho più una relazione straight-passing. Dopo la chiusura della mia ultima relazione non sono uscita con nessuna persona, e quindi le mie esperienze sono ancora al 99% con uomini, con quell'eccezione di anni fa, menzionata nel blog post precedente.
Il fatto di non essere più in una relazione con un uomo ha senz’altro aiutato il processo di riappropriazione del mio orientamento sessuale, ma la verità è che ha solo agito come catalizzatore, ampliando un cambiamento che stava già avvenendo dentro di me. Un cambiamento lento ma costante, che mi ha portata a pensare a me stessa in modo diverso, fino a diventare con il tempo sicura nella mia queerness. Ovviamente ho lavorato su me stessa in questi anni, ma non ho fatto tutto questo da sola: ho avuto aiuto da persone attorno a me, anche facenti parte della stessa community LGBTQIA+, il cui supporto è stato fondamentale. Per questo ora cerco di essere di supporto a coloro che sono in diversi punti del proprio percorso. Perché la nostra sindrome dell’impostorə, la nostra bi-panfobia interiorizzata, non sono colpa nostra, ma purtroppo è nostra responsabilità cercare di superarle.
Un fattore che non avevo menzionato, nel primo blog post, come rilevante nel mio percorso, è la mia “femminilità”, piuttosto adiacente allo stereotipo. Inizialmente è stato difficile capire come integrarla nella mia nuova identità, e quasi avevo l’impressione che femminilità e queerness fossero in contrasto. La cosa interessante è che la mia femminilità (in senso stereotipato) è diventata sempre più spiccata durante il mio percorso di riappropriazione di queerness, ed è così che ho scoperto il termine “Iperfemminilità” come caratteristica saffica. Se siete confusə non preoccupatevi, lo ero anche io. E’ un argomento troppo ampio da snocciolare ora, ma prometto che farò un post apposta!
Per concludere, voglio assicurarvi che, in qualunque punto vi troviate del vostro percorso, andrà tutto bene. Prendetevi il vostro tempo e ricordatevi che:
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