February 16, 2021
Circa cinque mesi fa ho iniziato a definirmi pansessuale.
Pansessuale è un termine che descrive un orientamento sessuale e significa che posso essere attratta sessualmente da persone di qualsiasi genere. Sono anche panromantica, parola che descrive un orientamento romantico, e significa che sono interessata ad essere coinvolta romanticamente con persone di tutti i generi.
La prima volta che ricordo di aver espresso la mia pansessualità è stato nel 2015 durante una passeggiata in Australia, quando dissi ad una amica che sebbene avessi avuto solo esperienze con uomini, sentivo che per me innamorarsi di una persona non era una questione di genere.
Non mi ci soffermai molto e me ne dimenticai, anche perché pensavo che, avendo avuto solo esperienze con uomini, definirmi queer fosse fuori discussione.
All'epoca non sapevo era che quello era l'inizio della mia relazione tossica con la sindrome dell'impostore.
Sebbene quello che avevo espresso era fondamentalmente il manifesto della pansessualità, non mi definivo tale perché pensavo che il solo pensare di poter essere attratta dalle persone indipendentemente dal loro genere mi rendeva “di mentalità aperta”, ma poiché tutte le mie esperienze reali erano eterosessuali, dovevo esserlo anche io. Anche dopo aver avuto esperienze con una ragazza, le consideravo ancora “ un'eccezione alla regola", e non abbastanza per me per mettere in discussione la mia sessualità (benvenuta panofobia interiorizzata!).
Solo dopo anni, quando ho iniziato a studiare inclusività e ricercare la comunità LGBTQIA+, ho iniziato ad analizzare la mia sessualità e a definirmi pansessuale, ma comunque non mi sentivo a mio agio nel condividerlo con il pubblico. Anche se ormai convinta che quella fosse la mia identità, ero reticente a parlarne apertamente a causa della paura del rifiuto da parte di altre persone della comunità. Ero, e sono, in una relazione eterosessuale a lungo termine, e questo porta privilegi, all'interno di una società eteronormativa come la nostra.
Avevo paura che le persone queer mi dicessero che mi stavo solo definendo pan perché era "figo/alla moda", senza dover affrontare le lotte che spesso derivano dall’essere LGBTQIA+.
La sindrome dell'impostore è estremamente comune tra le persone pan- e bisessuali in relazioni eterosessuali, che finiscono per sentirsi come se non fossero abbastanza pan/queer. Questa sensazione nasce dall'idea che la nostra sessualità non sia nostra da definire, ma sia invece definita da qualcun altro, in particolare i/le nostr* partner attual* e passat*. Nel mio caso, questa idea mi ha portato a non definirmi pansessuale perché mi dicevo che:
Ovviamente non è così, ed è altrettanto stupido che dire che tutt* siano asessual* fino a quando non hanno rapporti sessuali con qualcun*, e che il nostro essere “sessual*” può essere concesso solo da un* partner, invece di essere parte della nostra identità.
In pratica, sebbene la mia apparente adesione all'eterosessualità mi abbia garantito privilegi per tutta la mia vita (cosa che non do per scontata), ha anche danneggiato il mio rapporto con la mia identità sessuale. Mi sento ancora in colpa a definirmi queer, come se questo significasse annacquare la comunità LGBTQIA+, o come se così facendo stessi occupando lo spazio di qualcun altr*, qualcun* che è più degn* della bandiera arcobaleno e che ha lottato per essa.
Se sei là fuori e stai cercando di comprendere la tua identità, e ti sembra che la sindrome dell'impostore stia tentando di rovinarti il divertimento, ricorda che non sei sol*! Mandami un dm, commenta qui sotto, e soprattutto non darti per vint*. La tua comunità è qui per supportarti!
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Thank you for taking some time to read my pieces 💖
Tania
March 05, 2021
Credo che la pansessualità sia ciò che di più assomiglia all’amore incondizionato (che immagino come l’amore più assoluto e vero che si possa provare e trasmettere). La società odierna ci libera la testa da tanti tabù e ci fa essere dichiaratamente più inclusivo e meno schematici, ma può anche essere distruttiva tradendoci in inganno e viaggiando su quella linea sottile tra l’essere e l’apparire. Non e considerare abbastanza queer qualcuno che viva una storia eterosessuale ma che si considera queer è il limite opposto dell’omofobia, e potrebbe fare danni ancora più grandi in futuro. Speriamo di abbattere tutte queste etichette un giorno e considerare l’amore unico, senza necessariamente catalogarli.